Dopo tre anni di chiusure legate al Covid, anche la Cina ora ha spalancato le porte al turismo, sia in ingresso che in uscita. La decisione cambia completamente le prospettive del settore. La Cina è infatti uno di quei Paesi che, per l’Italia, rappresenta un punto di riferimento sia per i viaggi all’estero, sia come bacino di riferimento, ed entrambi i settori attendevano con trepidazione l’evoluzione che si è avuta nelle scorse settimane. Sul fronte incoming, sono forti le attese del segmento lusso, orfano per motivi geopolitici della clientela russa e che confida ora nel ritorno dei cinesi.
REVENGE TOURISM
Torna il tema del ‘revenge travel’, ovvero l’accresciuta voglia di viaggiare che nasce dal desiderio di rivalsa dopo tre anni di restrizioni. La tendenza deve ancora concretizzarsi, ma il comparto del travel retail è sicuro che non tarderà ad arrivare. Ad esempio, Statista stima che nel 2030 il valore sarà di quasi 175 miliardi di dollari; secondo Allied Market Research toccherà i 148 miliardi di dollari nel 2028 con i prodotti di lusso (+19,4% anno su anno tra il 2021 e il 2028) e le vendite in Asia-pacifico (+17,2%) a trainare la crescita. Insomma, il turismo inbound in Italia attende un buon ritorno dalla riapertura della Cina. Anche perché, nell’ultimo anno, l’incoming si è trovato orfano di altri due bacini di primaria importanza: quello russo e quello ucraino. E questo quando la clientela del Dragone mancava da ormai due anni. Un duro colpo per il comparto, che ha dovuto rapidamente cercare di riorientarsi sullo scacchiere internazionale. Ora il semaforo verde delle autorità cinesi riaccende la speranza di riconquistare almeno uno dei mercati assenti negli ultimi 12 mesi.
I COMPETITOR
Ma per l’incoming non è ancora tempo per cantare vittoria, viste le esperienze di altri Paesi per i quali la Cina ha aperto le porte prima di noi. Nonostante la riapertura dei confini, i flussi dalla Cina verso le destinazioni internazionali a inizio marzo si attestavano solo al 20% rispetto agli stessi mesi del 2019. L’analisi era arrivata dal sito di informazione trade spagnolo preferente.com, che aveva anche sottolineato come per il turismo interno invece la percentuale di recupero fosse all’80%. Diverse le cause che potrebbero ritardare la ripresa dei viaggi all’estero: in primis le abitudini acquisite nel corso di tre anni di dure restrizioni che hanno fatto leva sui timori del contagio. Segnali incoraggianti arrivano, però, dalle stesse compagnie aeree cinesi, che sembrano scommettere su un rapido cambio di rotta.